mercoledì 8 agosto 2012

MERCENARI DI KISLEV: tutto in famiglia

CAPITOLO 2 - TUTTO IN FAMIGLIA

Il fuoco crepitava, spandendo il suo stanco calore e la sua luce opaca sulle due figure attorno a esso.
Josef, Esaul dell'esercito kislevita (ovvero "veterano"), sava addentando il suo terzo pezzo di carne raffermo: "Proprio così, Markus!Correvo con l'unico pensiero di salvarmi la vita e un gigantesco Ogre mi si è parato davanti!".
Markus, il maggiore dei suoi figli era seduto davanti a lui, intento a lucidare la superficie del suo scudo: "Si, padre, e quante braccia aveva il famigerato Ogre, questa volta?"; "Beh, due, ovviamente... mostra un po' di rispetto, giovanotto!Guarda tuo fratello come ascolta rapito i racconti delle mie gesta di gioventù!" rispose Josef con un grugnito infastidito.
Mentre il padre continuava la propria storia, che comprendeva lui, un bellicoso Ogre e un soldato del Reikland troppo lontano da casa, Markus si voltò leggermente verso il fratello Alexander, sdraiato poco lontano e senza ombra di dubbio immerso nel più pacato dei sonni; "Ebbene, il soldato del Reikland colpì l'Ogre al volto con la propria balestra, un buon colpo, devo ammetterlo... mentre io impugnai la mia spada a due mani, squartandolo dal basso verso l'alto con un sol colpo!Ah!" terminò Josef con grande trasporto. "Il soldato del Reikland rimase estremamente impressionato dalla mia forza, caro Markus... la stessa che scorre in te e tuo fratello! Eeeh, quelli si che erano bei tempi... io avevo la vostra età e non pensavo ad altro se non a uccidere quel che mi infastidiva e a sollazzarmi con qualunque donna incontrassi!Ne ho fatte di cose particolari, sai..."
"Le avete già raccontate tutte più e più volte, padre. Bene, io vado a dormire... svegliate qualcuno degli altri quando il vostro turno sarà finito." lo interruppe Markus con un sorrisetto ironico e una poderosa pacca sulla spalla.

Josef ingoiò l'ultimo pezzo di carne (carne di montone conservata fin dalla loro partenza da Kislev) pensando tristemente a come fosse rapidamente cambiata la sua vita.
Non più tardi di un anno prima aveva concluso la sua ultima campagna militare, servendo come guardia personale del Boiardo Peter con i suoi compagni Esaul; aveva già visto innumerevoli campagne come quella: una piccola incursione di un gruppo di barbari delle terre del Caos, un paio di schermaglie tra le avanguardie fino allo "scontro finale", ovvero alla dispiegazione delle forze del Boiardo, solitamente bastante a far ritirare l'accozzaglia di bruti.
Josef credeva in qualcosa, due anni prima.
Credeva nell'onore e nel dovere. Nella fedeltà e nel tradimento.
Che ogni uomo fosse responsabile senza alcuno scampo del proprio destino. O almeno, questo era quello in cui gli avevano detto di credere.
Al ritorno dalla campagna, venne incaricato dal nuovo Druzhina Theodore di acciuffare un disertore, il precedente Druzhina Ivan Coldeye, che aveva lasciato a morire la propria unità nei pressi della città maledetta di Praag: uno dei lavori che preferiva, a dire la verità. Ma una volta raggiunto il disertore, accompagnato dai sue due giovani figli, parlare con lui aveva tirato fuori qualcosa che poneva le sue radici all'interno del ricordo della sua prima battaglia... un pensiero. Un dubbio.
Il dubbio che non sia poi così giusto sacrificare la propria intera vita nel difendere qualcuno che a stento conosce il tuo nome.
E lo Zar?Chi l'aveva mai visto, in tanti anni di onorata carriera?
E Ursun?Aveva davvero mai risposto alle sue numerose preghiere?L'aveva fatto per quelle rivoltegli da tutti i suoi compagni morti?

Così, da due anni a questa parte, era diventato un mercenario, un bandito... un disertore. E non solo lui, anche i suoi figli, pronti a seguirlo ovunque dopo la prematura scomparsa della madre.
Smuovendo le braci del falò, Josef si fece la domanda che si faceva ogni sera prima di andare a dormire: "Credo ancora in qualcosa?".
Guardando le sagome scure di Markus e Alexander, ormai addormentati, Josef fece uno dei suoi sempre più rari sorrisi sinceri. "Si", rispose, "qualcosa per cui vivere e morire mi è rimasta, nonostante tutto!".

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